Mons. Delpini inaugura nel quartiere Ortica una casa per i genitori di bambini gravemente ammalati e chiede ai cresimandi la sapienza dei piccoli gesti
di Michele Brambilla
L’UNITALSI invita mons. Mario Delpini all’inaugurazione di Casa Fabrizio Frizzi, una struttura intitolata al noto conduttore televisivo (1958-2018) e dedicata all’accoglienza dei genitori di bambini malati di tumore, che si devono recare a Milano per le cure. La casa sorge accanto al santuario della Madonna delle Grazie, nel quartiere Ortica: una scelta che Papa Francesco, benefattore dell’iniziativa, ritiene molto opportuna e carica di significato.
Tuttavia qualsiasi cosa sembra poco di fronte all’abisso esistenziale, filosofico e teologico dell’infanzia segnata dalla malattia. Mons. Delpini prova a dire che «vorrei spiegare il metodo del metro quadro. Se a me dicessero che devo strappare le erbacce di tutta la Pianura Padana, la considererei un’impresa impossibile», come vincere la morte, che infatti ha avuto bisogno della Pasqua di Cristo. «Se però mi dicessero di tenere pulito un metro quadro ci riuscirei, prometterei di farlo arrivando ai risultati sperati. Mi sembra opportuno ricordare questa legge nel momento in cui “Casa Frizzi” è pronta a offrire quel servizio per cui è stata pensata, con l’idea di fare del bene come seminagione di una speranza possibile». Infatti, «non possiamo risolvere tutti i problemi del mondo, ma possiamo tenere pulito il nostro metro quadro e seminare quel bene che porta frutto. “Casa Frizzi” non risolverà tutti i problemi dei bambini malati e dei loro familiari, ma dimostra che si è realizzato un sogno nel cuore della città, un sogno realizzabile, non una fantasia utopica, ma la possibilità di essere un seme perché anche un bambino che piange possa diventare una promessa, anche un bambino malato possa sorridere» avendo accanto i suoi genitori.
Si tratta della stessa concretezza che si legge nella lettera ai cresimandi 2023, intitolata non a caso Piazza Paradiso. Una piazza allestita in ogni paese dagli stessi ragazzi, con il piccolo contributo che ciascuno di loro può dare. «Per costruire Piazza Paradiso non si devono abbattere alberi, demolire case, spostare monumenti. Si deve invece sognare un modo di vivere insieme che sia una promessa di paradiso: ogni incontro diventi un’amicizia, ogni parola un messaggio di fiducia, ogni difficoltà una convocazione a cercare insieme la soluzione, ogni attività un servizio», scrive l’arcivescovo dando appuntamento a tutti il 26 marzo a S. Siro per il consueto incontro con i ragazzi della Cresima. Invita ad essere presenti anche i sindaci dei paesi dell’arcidiocesi, e molti aderiscono.
Nell’omelia di S. Siro mons. Delpini medita sul granello di senape, il più piccolo dei semi, che però fa fermentare la pasta pregando «Signore Gesù, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di me». Sprona i ragazzi a ripeterlo spesso, come una giaculatoria, per vincere la paura, la pigrizia e lo scoraggiamento. Ancora una volta si constata la sproporzione tra i mali del mondo e il “poco” che la Chiesa può dare, ma «il piccolo seme si convince che non è un fallimento: soltanto ci vuole un po’ di tempo per vedere il risultato del proprio impegno». Probabilmente la nostra generazione non vedrà la nuova Cristianità, ma continua a porre instancabilmente le fondamenta di un mondo nuovo.
Lunedì, 27 marzo 2023