In un mondo che vuole omologare tutte le opinioni, l’arcivescovo esorta i ragazzi a non mettere in vendita il proprio cervello e la propria coscienza
di Michele Brambilla
Celebrando la mattina dell’11 aprile la Messa dei pellegrini ambrosiani in S. Pietro, in occasione del pellegrinaggio dei ragazzi delle medie di Milano, mons. Mario Delpini dice senza giri di parole a ciascuno che «devi dire che il tuo cervello non è in vendita, che nessuno ti convincerà a pensare pensieri che non pensi. Devi dire: “La mia parola non è in vendita, non lo è la mia coscienza, non mi convincerai a credere che il male sia il bene, e il bene il male, anche se mi dai una grande somma di denaro”», come accade oggi, quando il successo è garantito se ti uniformi alla mentalità mondana. «Io preferisco essere sincero, io ho stima delle persone sincere. Io ho stima di me quando sono sincero», insiste l’arcivescovo nell’omelia.
La vera gioia viene dalla Verità, per questo nella pagina di Vangelo letta durante la Messa le uniche davvero felici sono le donne che, andate al sepolcro, hanno incontrato il Signore risorto. «Perché hanno incontrato Gesù. Gesù è vivo», ripete mons. Delpini, sottolineando come sia proprio da qui che si riattiva anche l’ardore missionario degli stessi Apostoli.
«Io so che talvolta noi non siamo pieni di gioia: siamo tristi o scoraggiati, o arrabbiati, ma se abbiamo incontrato Gesù la nostra tristezza contiene una speranza di gioia» incoercibile. «Quando siamo in classe, al lavoro, tra gli amici, ci sentiamo persino “complessati”, se dobbiamo definirci cristiani. Perché siamo timidi, perché siamo fragili, ma abbiamo anche una voce che dentro ci dice: “forza, dì quello che pensi! Racconta di aver incontrato Gesù”», via, verità e vita.
«Noi non pretendiamo di essere perfetti, e talvolta il nostro peccato ci riempie di vergogna, ma noi crediamo che Gesù è sempre pronto a perdonarci» proprio perché Lo conosciamo di persona. «La domanda è: come si fa ad avere sempre una speranza, un principio di gioia» in questo mondo depresso. La risposta è sempre Gesù.
L’arcivescovo offre tre parole chiave, che sono anche dei consigli. La prima è Vangelo: «dovete leggerlo, ascoltarlo, pensarlo, andare a Messa dove il Vangelo viene proclamato, commentato e diventa pane» perché si incarna nella vita di ogni giorno tramite coloro che, presso la mensa eucaristica, si sono nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo.
La seconda parola è “amicizia”, intendendo quella compagnia particolare che è il corpo mistico di Cristo, la Chiesa. «Nessuno cammina nella fede senza la Chiesa e senza gli amici» che si trovano nella comunità cristiana, infatti l’individualista si isola e inizia a scambiare per dogmi di fede le proprie opinioni personali.
Il modo migliore per conservare e incrementare i rapporti nella comunità cristiana è svolgere un servizio che ci permetta di mettere concretamente in pratica l’ideale, dato che lo stesso Gesù «è in mezzo a noi come colui che serve». Non è mai troppo presto per cominciare e non manca, in proposito, la fantasia nelle centinaia di oratori presenti a Roma per il grande pellegrinaggio. Consci, però, ammonisce mons. Delpini, che non sono le “cose da fare” a creare la Chiesa: il vero motore è sempre Gesù, è Lui che deve rimanere al centro di ogni apostolato.
Lunedì, 17 aprile 2023