Campeggi, Cuba e la GMG. L’estate missionaria di mons. Mario Delpini
di Michele Brambilla
Il 2 luglio mons. Mario Delpini celebra Messa tra i campeggi della Valle d’Aosta per gli oratori di Rescaldina e di Legnano. Si festeggiano i 50 anni dei campeggi di Rescaldina e i 40 dell’associazione Campeggi Riuniti, a cui aderiscono molte parrocchie ambrosiane.
Nelle parole rivolte ai ragazzi presenti l’arcivescovo instaura un dialogo che ha uno sfondo vocazionale. «Fare un campeggio è come partire per un viaggio alla scoperta di sé, è come partecipare a un piccolo laboratorio che può diventare una storia vocazionale, permettendo di interrogarsi – una volta tornati a casa – sulla propria vita», dice infatti.
A chi gli chiede come sia nata, in lui, l’ipotesi del sacerdozio, mons. Delpini risponde che «è qualcosa che è emerso a poco a poco, perché andare in chiesa, in oratorio, partecipare alla vita della comunità era normale per la mia famiglia». Naturale, quindi, come la respirazione, in un paese come Jerago con Orago, in cui l’oratorio è ancora “tutto” per i ragazzi del luogo. «Vengo da un paese piccolo dove l’oratorio era molto semplice, si giocava e si pregava, ma mi ricordo che il mio parroco era sempre presente», facilmente rintracciabile per un colloquio spirituale o una confessione.
Un clero residente e, soprattutto, disponibile è fondamentale per instaurare un rapporto di vicinanza che può trasformarsi, perché no, anche in ammirazione ed emulazione. «La mia idea del prete era quella di una presenza affidabile, e così ho sentito anche Dio», spiega con molta semplicità. Una parte altrettanto fondamentale, però, la fa l’anima del singolo ragazzo, se è capace di aprire il suo cuore alle domande di senso di fronte alla realtà. «Quando vi svegliate, chiedetevi che giorno è e dite: “Questo è un giorno benedetto da Dio”. Domandatevi anche cosa potete fare per rendere contento qualcuno. Vi consiglio di andare all’oratorio o al campeggio perché qui siete insieme tra voi e c’è Gesù. L’oratorio è, prima di tutto, un’iniziativa della parrocchia per parlare del Signore, non è un campo da gioco o un modo per fare sport», ammonisce. Troppe volte ci si è ridotti, in oratorio, al semplice intrattenimento, comunicando così anche un’immagine deformata del sacerdozio.
Tutti si devono sentire «candele accese che portano luce», esorta l’arcivescovo nell’omelia. Lui per primo: infatti, dal 6 al 16 luglio sarà a Cuba, a visitare ancora una volta i fidei donum ambrosiani. Poi, poche settimane dopo, guiderà personalmente i giovani milanesi alla GMG di Lisbona. Dà anche l’esempio di come si possa pregare bene persino in una Messa da campo, vestendo una bellissima pianeta rossa.
Lunedì, 10 luglio 2023