L’arcivescovo esorta i giovani della GMG a portare nelle loro comunità “stanche” un po’ dell’ardore missionario che è stato loro trasmesso a Lisbona
di Michele Brambilla
La GMG di Lisbona ha visto l’arcidiocesi di Milano gemellarsi con la diocesi di Porto per l’accoglienza dei propri pellegrini in Portogallo. Prima di ritornare a Milano, l’8 agosto mons. Mario Delpini e i tanti giovani ambrosiani ancora su suolo portoghese ringraziano la diocesi ospitante con una Messa nella sua cattedrale, che risale al XII secolo.
«Mi posso immaginare come noi, questo popolo di Dio radunato a Lisbona e Porto che sta tornando alle nostre comunità, e come forse le nostre comunità, potrebbero essere attraversate da un nuovo slancio se anche noi andiamo a casa e costruiamo il tempio di Dio», dice mons. Delpini nell’omelia prendendo ispirazione dalle letture del giorno, che descrivono la costruzione del Tempio di Gerusalemme.
L’arcivescovo rimarca l’entusiasmo con il quale gli Ebrei si misero al lavoro per edificare il Tempio salomonico. Pensando alle liete fatiche della GMG, «dovrebbe percorrerci un brivido di commozione pensare che al termine di questa impresa ci mettiamo all’opera per costruire il tempio di Dio a costruire se stessi e le nostre comunità come dimora di Dio in mezzo agli uomini». La GMG non è, infatti, fine a se stessa, ma spinge i giovani a farsi missionari nel proprio tessuto sociale di nascita. Le parrocchie ambrosiane offrono una moltitudine di servizi necessari alla comunità che abbisognano di un ricambio generazionale. La società, in generale, ha bisogno di uomini e donne che sanno prendere per sé e per gli altri impegni definitivi, dando il meglio di sé quotidianamente, per questo «se pensate che voi siete chiamati a sposarvi – e volete fare famiglie felici – cominciate oggi a pensarci, a prepararvi, a curare il vostro carattere, a capire cosa vuol dire amare – nel quotidiano, nelle minuzie delle attenzioni di casa, nella tenacia per resistere alle fatiche -, a rendere generosa la dedizione senza l’egocentrismo della pretesa».
Mons. Delpini non esita a chiedere neppure «se voi pensate di essere chiamati a diventare preti, suore, o a consacrarvi in qualunque altra forma di consacrazione». In tal caso, «cominciate oggi a imparare come si fa a vivere la castità, la libertà del cuore, la dedizione che fa dell’amore di Gesù il centro sufficiente ed esclusivo della propria vita», dice senza giri di parole. Troppi, anche tra i preti, hanno paura a porle in maniera altrettanto chiara.
Ripercorrendo la settimana a Lisbona, «abbiamo incontrato un amore vero nell’ordinarietà: sarà difficile conservare l’entusiasmo e lo stupore; il rischio, con il ritorno a casa, è quello che rimanga solo un ricordo e non si traduca in qualcosa di concreto», temono alcuni giovani, che entrano in dialogo con l’arcivescovo. «Ma siamo chiamati ad essere testimoni nei nostri oratori e nelle nostre comunità», ripetono senza timore: «accomunati dalla stessa fede, nonostante le differenze culturali e linguistiche, abbiamo intuito che Gesù è l’amico che c’è sempre e ci accompagnerà in questo presente e futuro della nostra vita».
Lunedì, 14 agosto 2023