I giovani cattolici d’oggi tentati dalla ritrosia di Mosè, ma se il Signore ci è accanto ogni vocazione è realizzabile
di Michele Brambilla
Mons. Mario Delpini il 28 e il 29 novembre predica gli Esercizi spirituali d’Avvento ai giovani di Sovico, nella bella chiesa di Cristo Re. Il brano di riferimento è Es 3,1-15, ovvero l’episodio della vocazione di Mosè.
Come è noto, inizialmente Mosè, chiamato da Dio attraverso il miracolo del roveto ardente, si sente inadeguato. Mons. Delpini, nell’omelia, domanda a ciascuno «perché ti sottovaluti?». Tante volte le richieste del Signore fanno paura, perché si pensa di non avere le forze per corrispondervi. «Nessuno di noi dovrebbe restare troppo sorpreso se prova turbamento di fronte a un invito, a una chiamata. Il turbamento è il segno che sta avvenendo qualcosa di grande, di decisivo, di cui forse ciascuno di noi non si sente all’altezza», ma Dio ci conosce molto meglio di quanto noi presumiamo di sapere di noi stessi. A noi spetta coltivare l’attesa, ovvero preparare la nostra anima ai piccoli “avventi” con i quali Gesù continua a bussare al nostro cuore.
Questo può farlo chi, interiormente, rimane in attesa, perché «se non ti aspetti niente rischi di passare oltre il roveto ardente senza la curiosità di Mosè, anche davanti allo spettacolo di un fuoco che arde eppure non consuma il roveto». Qualcuno forse spera «che il Signore approvi la tua “cautela rinunciataria”», condividendone la “razionalità”, pertanto «questa sera», davanti al SS. Sacramento esposto sull’altare, «avviene una annunciazione: tu sei chiamato per nome, tu sei unico e a te si rivolge» il Signore per proporti la tua realizzazione umana e spirituale, ovvero come riuscirai a giungere fino a Lui.
«Per rendersi conto che c’è un angelo di Dio che mi visita, ci vuole almeno un po’ di deserto, un po’ di silenzio per far risuonare la parola, per scoprire la sorgente dell’acqua viva ci vuole almeno un po’ di sete, per riconoscere il bene che puoi fare, i talenti che puoi spendere e trafficare, ci vuole un po’ di compassione», elenca l’arcivescovo, ma soprattutto è determinante la certezza «che Dio ha stima di te, che Dio si aspetta del bene da te, Dio ti chiama perché tu sei capace, hai dei talenti meravigliosi, hai anche dei limiti certo, ma Dio ti guarda e ti stima, ti trova amabile, prezioso. Di fronte al blocco, al disagio, all’esitazione, -“come faccio io?” – la risposta di Dio è: io sarò con te».
Il cattolico comprende che «La forza del cammino è l’amicizia con Gesù, è rimanere in Gesù. La missione non è prima di tutto fare qualcosa, impegnarsi in un incarico. La mia grande raccomandazione è dimorare in Gesù e con Lui si capisce cosa fare, dove si deve andare, cosa fare nella vita, quando matura una scelta».
Lunedì, 4 dicembre 2023