Messe di Natale con un occhio alla Terra Santa, ma mons. Delpini rimprovera anche la mentalità dominante in Occidente
di Michele Brambilla
Mons. Mario Delpini celebra in Duomo, il giorno di Natale, due Messe: quella della Notte e quella, appunto, delle 11.00 del 25 dicembre. Nell’omelia di Mezzanotte denuncia che «abita la terra un popolo immenso che è convinto di nascere dal sangue. Pensano di essere vivi perché elementi chimici, dinamiche fisiche, fattori ambientali si compongono e formano un organismo. Pensano di essere vivi perché un incomprensibile e insensato dinamismo della materia compone un corpo. E come lo compone così pure lo scompone», pena il materialista contemporaneo, che è convinto che la morte sia l’estremo limite del nulla.
Il primo pensiero, quindi, è per l’Occidente e la mentalità deteriore che lo pervade, ma abita la Terra anche «un popolo immenso che è convinto di nascere dal sangue. Pensano che la generazione definisca una appartenenza e una separazione. Pensano che essere nati significhi appartenere a una parte dell’umanità che deve contrapporti all’altra parte. Amare quelli del proprio sangue e considerarli amici e temere, odiare, contrastare gli altri e considerarli nemici. Pensano di essere vivi per farsi la guerra». La mente corre subito alle guerre in corso, dalla Terra Santa all’Ucraina.
Forse tutto questo accade perché «abita la terra un popolo immenso che è convinto di nascere da volere di carne e da volere di uomo. Pensano che di essere padroni della vita, di potersi dare la vita, di poter decidere della vita, di poter costruire la vita. Pensano di essere padroni del proprio destino. Di poter fare quello che vogliono. Di poter decidere il bene e il male». Il tecnocrate, in fondo, specula sia sull’impotenza indotta dalla depressione collettiva che sulla sete di dotarsi del migliore armamento per distruggere irreparabilmente l’avversario.
Si staglia, però, ancora una volta, l’annuncio di Betlemme: «Dio decise di prendersi cura della gloria dell’umanità e perciò rende possibile all’umanità contemplare la sua gloria, nel Verbo fatto carne, gloria come del Figlio unigenito, che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». In poche parole, il Padre «ha rivelato che la verità dell’uomo e della donna è la vocazione a diventare figli di Dio» per mezzo del Figlio Gesù.
Purtroppo, «ci sono di quelli che vogliono cancellare il Natale e le feste di Natale, che preferiscono godersi le vacanze d’inverno», depreca mons. Delpini nell’omelia della Messa del Giorno. L’arcivescovo entra indirettamente anche nelle polemiche su certe storpiature dell’immagine della Natività in questi giorni “pubblicizzate” sia da politici laicisti che da alcuni confratelli nel sacerdozio: a costoro ricorda che i membri della Sacra Famiglia «non sono una specie di telone bianco su cui proiettare qualsiasi cosa e far diventare Gesù quello che ciascuno si aspetta, una sigla per introdurre qualsiasi spettacolo».
L’umanità contemporanea forse si sente troppo “brutta” e peccatrice per accogliere Gesù: allora preferisce sguazzare nel fango. Il Signore, però, si è fatto uomo proprio per rialzarci dal nostro fango. Si comprende così l’appello di pace che mons. Delpini lancia anche dal pulpito del Duomo «per tutti i popoli e la terra dove Gesù è nato». Pax Christi in Regno Christi, per dirla con il motto di Papa san Pio X (1903-14). E gli invitati del Regno sono tutti gli uomini e tutte le donne di ogni epoca.
Lunedì, primo gennaio 2024