Quell’amicizia tra Dio e l’uomo che c’era alle origini del mondo si può recuperare passo dopo passo e non viene meno neppure davanti al dolore
di Michele Brambilla
Visitando il decanato di Legnano l’11 gennaio, mons. Mario Delpini dona agli anziani un’immagine della Pietà Rondanini, dicendo che «la Madonna che si sorregge al Cristo deve essere la figura che ci accompagna nei momenti di maggior disagio e difficoltà – ha affermato monsignore -. Viene per tutti il momento in cui pensiamo di non farcela, ecco allora questa immagine che si dà la forza di appoggiarsi a Gesù e andare avanti».
Chi si sorregge a Gesù impara a vedere il mondo come lo guarda Lui, che è uomo e Dio allo stesso tempo. Ogni momento della nostra esistenza, quindi, si affaccia sull’eternità. Rispondendo ai saluti istituzionali, l’arcivescovo invita proprio «a essere responsabili del futuro, unendo a una giustificata preoccupazione la lungimiranza e la fiducia nell’avvenire».
Nella tradizionale lettera ai cresimandi mons. Delpini riporta che «Il Signore Dio piantò un giardino in Eden» (Gen 2,8), nel quale passeggiava con l’uomo. «Non si pianta un giardino per poi abbandonarlo. Non si va a San Siro solo per un pomeriggio straordinario. Non si riceve la Cresima solo per un giorno di festa. I fiori e le piante chiedono attenzione e cura per continuare a essere un messaggio e a ricordare i doni dello Spirito», ricorda l’arcivescovo. Soltanto con l’operare costante si riuscirà a rendere più simile questa terra al Paradiso terrestre.
E chi il futuro sembra averlo perso? Il 13 gennaio mons. Delpini celebra Messa all’Istituto dei tumori di Milano, realtà assai delicata, dove però, spiega il cappellano don Tullio Proserpio, i parenti dei malati defunti fanno rete tra loro e si sostengono a vicenda, come nella Pietà Rondanini.
Nell’omelia l’arcivescovo evidenzia che si possono delineare due percorsi. Il primo è «l’eccesso del dolore», specialmente quando il malato che muore è un bambino o un ragazzo. «Succede di non riuscire ad ascoltare alcuna parola» al di fuori del referto medico, con il rischio di una perdita di senso. «E persino Dio diventa un problema, diventa un motivo di risentimento: “Ma dov’è Dio?”, “Cosa fa Dio?”», ripete mons. Delpini.
Eppure «Dio è dalla parte di chi soffre. Dio dice: “Io stesso ho udito il lamento degli israeliti. Io vi libererò dalla schiavitù e io sarò il vostro Dio”». La strada alternativa al non senso è quindi la profondità dell’amore di Dio, la cui azione sembra talvolta invisibile, ma è sempre presente. Allora si può «ostinarsi nella speranza». La vita del malato è fatta di tante cose che “non può più fare”, spesso anche di troppa burocrazia, di adempimenti quotidiani, ma «il messaggio evangelico dice che il compimento della Legge è l’amore». Diventa possibile interpretare, alla luce di Cristo, che si sottopone Egli stesso al giogo della Legge e della morte dolorosa, «anche le cose minute come un segno d’amore».
Lunedì, 15 gennaio 2024