Mons. Mario Delpini avvia le procedure per il rinnovo dei consigli pastorali e per l’istituzione delle assemblee sinodali decanali, in un contesto sociale e culturale propenso alle polemiche, ma bisognoso dell’impegno dei cattolici
di Michele Brambilla
Visitando il 9 febbraio l’ospedale ortopedico “Gaetano Pini” di Milano, emblema dell’intraprendenza nel bene della borghesia cattolica dell’Ottocento, mons. Mario Delpini pronuncia un’omelia nella quale denuncia che «gli attaccabrighe parlano, domandano, ma non ascoltano la risposta: parlano per contestare: “chi ti ha dato l’autorità di fare queste cose?” chiedono i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani», intendendo sia quelli dei tempi di Gesù sia coloro che, oggi, riproducono il medesimo atteggiamento. Il parallelismo diventa ancora più evidente quando l’arcivescovo osserva che «il paese degli attaccabrighe non è rimasto solo a Gerusalemme: anche nel nostro tempo, anche nel nostro contesto sembra diffuso il gusto dei discorsi maliziosi, delle contestazioni pretestuose». Ma «nel paese degli attaccabrighe Gesù evita di lasciarsi intrappolare dalle discussioni capziose, dai cavilli degli attaccabrighe»: allo stesso modo deve fare la Chiesa, specialmente se vuole mantenere la sua coesione interna in un contesto che incentiva le forze centripete e le polemiche capziose.
Parole, quindi, molto pertinenti e attentamente calibrate, nel momento in cui si inizia a parlare del rinnovo dei consigli pastorali nelle comunità. Mons. Delpini scrive in proposito anche un messaggio, che ordina di leggere dai pulpiti. In questa lettera a tutti i fedeli dice che «noi cattolici siamo originali. Siamo originali: mentre la tendenza diffusa è cercare di evitare responsabilità e fastidi, ci facciamo avanti per assumere responsabilità. Sentiamo la bellezza e il dovere di essere là dove la Chiesa decide le vie della missione e il volto della comunione. Perciò rinnoviamo i consigli pastorali delle Comunità Pastorali e delle parrocchie, perciò diamo vita alle Assemblee Sinodali Decanali», legate al Sinodo dei vescovi sulla sinodalità in corso.
L’arcivescovo ritiene l’impegno dei cattolici il miglior antidoto alle tendenze disgregatrici. «Noi cattolici siamo originali: se l’individualismo dominante induce ad avvicinarsi alle istituzioni ecclesiali e civili con la pretesa di essere serviti, lo Spirito di Dio ci convince a mettersi a servizio e a renderci disponibili per far funzionare i Consigli Pastorali per contribuire a definire come la comunità cristiana di cui ci sentiamo pietre vive sia chiamata a mettersi a servizio della gente» per la sua evangelizzazione. E «se la complessità della società induce al reciproco sospetto, a un sentimento di paura, a una specie di risentita rassegnazione, noi accogliamo il dono di una misteriosa gioia e vogliamo radunarci a condividere la fiducia, la stima vicendevole, il gusto di pratiche sinodali», ovvero comunionali, «nei consigli delle nostre comunità».
«Pertanto invito tutte le comunità pastorali e parrocchiali, secondo le disposizioni diocesane che oggi stesso ho approvato, ad avviare il percorso per sensibilizzare la comunità cristiana e raccogliere le candidature in vista delle votazioni che si terranno il 26 maggio» e che porteranno alla costituzione dei consigli pastorali e dei consigli affari economici in carica nei prossimi quattro anni. Si dà anche indicazione di leggere un’apposita preghiera dei fedeli: «Perché il cammino verso la costituzione dei Consigli pastorali sia riscoperta della nostra originalità di cristiani nella responsabilità della comunione e nella ricerca fiduciosa delle vie della missione».
Lunedì, 12 febbraio 2024